venerdì 10 giugno 2011

LaPoupèe DeMode

LaPoupèe DeMode


Da lei nasce il primo articolo di Le Voie En Rose dedicato a personalità originali e creative, che hanno voglia di parlare di loro e della loro esperienza!
LaPoupèe DeMode attraverso foto e poche righe ci racconta la sua storia e il suo progetto : LA PETITPOUP ART ! <3



Diario di una sedicenne incompresa:
Non esiste attività creativa alcuna a cui ad un certo punto non si debba chiedere una tregua. Chi riesce a vivere con essa costantemente e nel tempo non dice realmente la verità. La storia dell’ uomo ci insegna come i migliori possono diventare i più  grandi ma solo da morti perché la costanza non porta che ad illusori traguardi.
Principio e conclusione: io li invidio gli artisti, quelli disonesti. È falso quello che dicono, che sono “incompresi”, hanno mezzi e indifferenza a sufficienza per proseguire la loro strada senza nessuna tregua e come signori “nessuno” e a loro va bene..
Così io arrivo al punto in cui mi chiedo: “ma dove cacchio voglio andare?”
Mi chiamo Daria e sono stata davvero tanti, troppi anni intrappolata in una sorta di indecisione/insicurezza cronica! Ho fatto le peggiori scelte nel privato come nella mia carriera scolastico-universitaria.
 Finite le medie i miei si sono opposti con tutte le loro forze al fatto che mi iscrivessi all’istituto d’arte (sognato e idealizzato sin da quand’ero bambina) così sono finita in uno squallido istituto per periti tecnico-commerciali (con tutto il rispetto per gli amici del ragionier Filini)…va bene! Sudatomi il diploma (potete immaginare i miei voti nelle materie di indirizzo se vi dico che ero quella che durante il compito di  economia aziendale scarabocchiava corpi e visi sui fogli di partita doppia invece di riempirli con numeri e conti!) i miei volevano che mi cercassi un banale impiego come segretaria (con tutto il rispetto per le amiche della signorina Silvani) mentre io sognavo l’accademia di belle arti. Così, 18 anni appena compiuti , mi ribellai  per la prima volta e tentai  i test d’ingresso a restauro…  No, non passai! Ma va bene anche questo, mi dissi.. la passione per il disegno non l’avrei certo abbandonata per un test d’ingresso andato male; mi sarei iscritta a un’ altra facoltà e avrei continuato la strada del disegno per i fatti miei. All’epoca mi sembrava  l’ intuizione più geniale del mondo, giuro. E invece no, niente di più sbagliato!La lingua giapponese (assieme a quel sano, puro cazzeggio che una giovane matricola dovrebbe concedersi sempre) inghiottiva tutto il mio tempo  e mi allontanava sempre più dal disegno ma non dalla passione per l’arte e per tutto ciò che fosse creativo a livello figurativo e non. Le passioni per la moda e la storia e tutto ciò che fosse antico,  indossato da uomini e donne del passato, si fusero assieme in un qualcosa di assolutamente ingestibile che mi possedeva.  Incominciavo ad informarmi su tutto ciò che parlasse di costume storico, a schizzare corpi abbigliati e agghindati e a trafficare con perle e perline che andavo via via riesumando dai vecchi beauty di mia sorella modificandoli in accessori “made by me”. E intanto dimenticavo di fare le mie belle paginette di kanji per le lezioni di giappo del giorno dopo ma in cinque anni ero quasi alla fine del mio percorso di studi in lingue e culture dei paesi dell’ estremo oriente e mi mancavano solo 6 esami alla laurea triennale.
 Il caso ha voluto che un caldo giorno di giugno sentissi un servizio al TG regionale che parlava di un nuovo corso dell’ Accademia di Belle Arti di Napoli (si,sempre quella) in Fashion e Costume Design. Avevo già 24 anni  e una laurea triennale quasi in tasca ma decisi comunque di presentarmi ai test d’ammissione in accademia. Tanto non entrerò mai, pensavo,  i posti sono solo 30 ed io non prendo seriamente una matita in mano da secoli!
Quella volta mi sbagliavo, mi sbagliavo di grosso: Daria Cadalt, AMMESSA!
In quel momento decisi che la mia vita sarebbe cambiata: basta vivere passivamente, seguendo quello che gli altri decidevano per me.
D’ora in avanti sarei stata io l’unica, indiscutibile padrona delle mie scelte. Abbandonai il  giapponese, doomo arigato e sayonara, e investii tutte le mie energie in quel nuovo percorso. Un percorso che mi ha dato e continua a darmi veramente tanto, che mi ha insegnato la lingua, quella giusta, che parla di quel mondo che ho dentro e che in tanti anni non è mai riuscito a venir fuori.
Oggi ho 27 anni, e posso rimproverarmi tutto tranne il non aver fatto una scelta totalmente consapevole della quale so che non mi pentirò mai. Continuo ad amare tutto ciò che l’arte riesce ad esprimere,  qualsiasi mezzo con il quale l’arte si rivela, bella o brutta, attraente o ripugnante e la amo con una maturità del tutto diversa, una maturità che custodisco gelosamente e della quale, per la prima volta nella mia vita, vado fiera.
Credo che in un mondo che va a tremila ci sia bisogno di reinventarsi e modificarsi con la velocità della luce ma che non si debbano mai perdere di vista gli obbiettivi e i principi di sempre. Per questo, aiutata dalle esperienze e dalle competenze maturate in questi anni accademici, ho deciso di creare un qualcosa che sia coerente con i miei obbiettivi e valori: vivere al meglio con sé stessi e con gli altri senza intaccare in nessun modo la libertà altrui. No, non sono una hippie degli anni zero -li ho sempre trovati ridicoli - né la reincarnazione di Gandhi, parlo così solo perché non vorrei che la libertà venisse tolta a me, perché credo sia troppo preziosa.
Ispirandomi a questi concetti ho partorito LA PETITPOUP ART, una linea di accessori creata nell’ estate 2010 realizzata interamente con materiali ecologici e biocompatibili che riesce a tradurre abbastanza esaustivamente quello che è il mio linguaggio creativo ed espressivo degli ultimi anni.  Perché se l'obiettivo degli ultimi decenni è sempre più quello di spostare le passerelle verso nuovi orizzonti la cosa migliore da fare è cercare nuove sostanze invece che nuove forme. La prima rivoluzione di LA PETITPOUP ART inizia con la materia e questa rivoluzione rappresenta una sfida tanto allo sfruttamento di materie animali utilizzato nel settore moda quanto alla percezione dello stile: non è il presunto valore attribuibile ad un pellame o simili a determinare il pregio di un capo o di un accessorio quanto il rapporto tra armonia ed eleganza rispetto alla comunicatività del modello e a chi lo indosserà. E questo non te lo insegnano in nessuna accademia dove, purtroppo, ancora “la moda” si identifica in una Louis Vuitton appesa a un braccio.
Nell’espressione  artistica- qualunque essa sia- credo sia invece importante seguire sempre e comunque la propria strada e i propri obbiettivi non curandosi del resto. Credo, inoltre, che sia una responsabilità dell’artista cercare di limitare i danni a cose e persone mentre crea.
Nel mio piccolo spero di fare ancora tanto, tantissimo. Non diventerò una Vivienne Westwood né vincerò  l’oscar per i migliori costumi ma nel mio piccolo continuerò a fare: pensare, progettare, disegnare, tagliare, incollare, cucire!  Perché è l’unica cosa al mondo che non mi stancherei mai fare.
Si, ora lo so dove voglio andare e vado sicura perché sono convinta che la strada, almeno questa, non la perderò . E una persona con un obbiettivo davanti è una persona che vive.

ECCO ALCUNE DELLE SUE CREAZIONI! COME NON INNAMORARSI DI "










Grazie a LaPoupèe DeMode per aver collaborato con noi! <3

LA PETITPOUP ART" <3

Nessun commento:

Posta un commento